anno 2° numero 27 del 3 aprile 2011
IV domenica di Quaresima
Liturgia di oggi
Introduzione
Gesù è una mano di Dio tesa verso l’uomo. L’uomo può afferrare questa mano perché Dio stesso gli offre le possibilità di poterlo fare. Basta che egli lo voglia. C’è solo una condizione per afferrare questa mano: desiderare di vederla. Su questa condizione preventiva si concentra la liturgia di oggi.
La vicenda del cieco nato è quella di ognuno di noi che raggiunto dalla grazia di Dio sia disponibile a lasciarsi illuminare per crescere nella fede.
Prima lettura 1 Sam 16,1 b.4.6-7.10-13
Davide è consacrato con l’unzione re d’Israele. Il momento storico di Israele è critico. Il re Saul si è inimicato il Signore, e Samuele si reca nella casa di Iesse per ungere un nuovo re. È il Signore che decide e sceglie chi il profeta dovrà consacrare. Samuele sarebbe tentato di farsi ingannare dalle apparenze, tuttavia Dio gli rivela che il criterio essenziale per una buona guida è la fedeltà del cuore, non la prestanza fisica.
Dal Salmo 22 - Il Signore è mio pastore: non manco di nulla.
Anche di fronte all’oscurità e alla morte il salmista non vacilla. La sua anima è rinfrancata dalla fiducia nel Signore.
Seconda lettura Ef 5,8-14: Risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà.
La comunità di Efeso è invitata dall’apostolo Paolo a svolgere tutte le sue attività nella luce e non nelle tenebre. Il frutto della fede in Dio si manifesta infatti nella verità. Sono invece le opere delle tenebre che vogliono mantenersi segrete, poiché il loro frutto è solo la morte.
Riflessione sul vangelo Gv 9,1-41 Andò, si lavò e tornò che ci vedeva
Gesù deve fare i conti con diversi tipi di cecità. I conoscenti del cieco nato non riescono a vedere oltre la realtà testimoniata dai sensi. I farisei del tempio non riescono a vedere oltre i loro usi e costumi sostenuti dalla tradizione. Solo il cieco nato riconosce il Messia e crede in lui. La cecità vera non è quella fisica.