La ricognizione scientifica delle Ossa di san Tommaso, con tutte le operazioni prescritte, è durata dal 12 settembre 1983 al 25 aprile del 1986. La sera del 21 dicembre 1983, nel quarantesimo anniversario della distruzione della Cattedrale, sua Eccellenza mons Enzio d’Antonio convocò un’assemblea popolare in cattedrale per la celebrazione eucaristica e per esporre un progetto di tutela e conservazione delle reliquie di san Tommaso apostolo. All’improvviso si levò un applauso unanime di tutta la popolazione presente, che fugò completamente le perplessità che ancora sussistevano. Fu un momento magico, che come disse l’arcivescovo, aggiunse una pagina significativa alla storia della nostra comunità. La ricognizione ebbe inizio con l’estrazione del cranio dell’Apostolo dal busto d’argento custodito nell’urna posta al centro dell’altare della cappella dedicata a San Tommaso. Proseguì con l’apertura del sarcofago e della cassetta contenente le reliquie di San Tommaso apostolo, e successivamente con l’esame macroscopico del cranio e dei reperti contenuti nell’urna metallica. La commissione era costituita dal prof. dott. Arnaldo Capelli, preside della facoltà di medicina dell’Università di Chieti, prof. dott. Sergio Sensi direttore dell’Istituto di clinica medica dell’Università di Chieti, prof. dott. Luigi Capasso docente di paleopatologia dell’Università di Chieti, prof. dott. Fulvio Della Loggia aiuto clinica medica Università di Chieti. La perizia antropologica sui resti dello scheletro doveva stabilire: -i segmenti scheletrici sicuramente riferibili al cranio di san Tommaso, - attribuzione del sesso, dell’età alla morte e dell’epoca relativa, - rilevare eventuali condizioni patologiche, - riordinare il materiale scheletrico ai fini di una migliore conservazione. Come approfondimento degli studi furono anche effettuate indagini istologiche ed istochimiche. Le reliquie ricomposte furono esposte alla pubblica venerazione e poi si procedette alle operazioni per l’intervento conservativo. I lavori si conclusero con la sistemazione delle reliquie, la chiusura del cilindro e la sua sistemazione, dopo interventi tecnici altamente specializzati sotto l’altare della cripta, dove tuttora il corpo dell’Apostolo è conservato. Tutte le relazioni dei consulenti sono pubblicate sugli Atti. Questa la sintesi conclusiva: Questo individuo appartenne ad un soggetto longitipo, con ossatura gracile, di aspetto minuto, con statura di 160+ - 10 centimetri, di età scheletrica alla morte compresa tra i 50 e i 70 anni, affetto da una forma particolare di spondiloartrite archilopoietica con localizzazioni anche alle piccole articolazioni delle mani, portatore di un piccolo osteoma del cranio in regione frontale e di ossa soprannumerarie lungo una delle suture della volta cranica. Detto individuo mostra le tracce di una frattura dell’osso zigomatico destro provocata da un affilato fendente poco prima o poco dopo il decesso. Anche in passato furono fatte molte ricognizioni scientifiche, a causa delle ripetute distruzioni della città e della cattedrale. Nel 1475, alcuni gentiluomini ortonesi, con la speranza di arricchirsi, concordarono di asportare le Ossa di san Tommaso per offrirle al Signore di Venezia. L’unica chiave, che apriva la serratura della cassetta contenente i resti mortali dell’Apostolo, era custodita da don Mascio, che divenne loro complice. Il tentativo, perpetrato di notte, non riuscì perché i rei ebbero l’impressione di sentire la voce dell’Apostolo che ammoniva: lassa stare. Impauriti fuggirono, ma la notizia si diffuse rapidamente in città. Seguirono inchieste e arresti. Contemporaneamente furono costruite le inferriate con catene e aumentate le chiavi fino a cinque. ricognizioni del 1952 e del 1958 mirarono ad un rigoroso elenco e ad una denominazione tecnica di tutte le Ossa dell’Apostolo. Dopo quel triste episodio venne responsabilizzato il Consiglio della città. Infatti, da quel momento in poi, la custodia delle sacre Ossa divenne un incarico prestigioso e di forte responsabilità, affidato contemporaneamente a due consiglieri, eletti dal Consiglio cittadino, e ai canonici scelti dal Vescovo della Diocesi. La prima ricognizione fu fatta dopo l’assalto dei Turchi ad Ortona del 1566. Il documento relativo, redatto dal notaio Giuseppe Massari di Ortona, alla presenza di numerose autorità e testimoni, del vescovo mons. Rebiba, dei canonici, del sindaco, del fisico e dottore Giovan Battista De Lectis e di tanti altri, porta la data del 16 novembre 1575. La seconda ricognizione è del 26 aprile 1800, dopo l’aggressione fatta dai Francesi alla città di Ortona nel 1799. Le Ossa dell’Apostolo furono messe al sicuro in una cassetta, chiusa con una chiave e due lucchetti. Fu inaugurato il nuovo busto d’argento, dal momento che il precedente era stato fuso dai Francesi. La terza verifica è del 20 gennaio 1944, dopo la liberazione di Ortona dai Tedeschi, che comunque non avevano arrecato nessun danno né alle Ossa conservate in un sarcofago sotto l’altare, né al Busto “murato” in un luogo segreto del campanile. L’atto notarile è firmato dal notaio Tommaso Pettinelli. Le ricognizioni del 1952 e del 1958 mirarono ad un rigoroso elenco e ad una denominazione tecnica di tutte le Ossa dell’Apostolo.
RELAZIONE SULLA OSSERVAZIONE DI UNA RELIQUIA OSSEA ATTRIBUITA A S. TOMMASO AP. CUSTODITA NELLA BASILICA DI S. NICOLA DI BARI
Ortona, 10 novembre 2009
Nel Tesoro della basilica di San Nicola di Bari sono custoditi moltissimi reliquiari. Tra essi vi è quello contenente una Reliquia Ossea attribuita all’Apostolo Tommaso che ci viene concesso di osservare l’8 settembre 2009 per la gentile disponibilità del Priore della Basilica Padre Damiano Bova.
Il reliquiario viene fatto risalire al 1602-1618 ha la forma di un braccio destro che impugna una lancia, nella iconografia antica simbolo del martirio subito dall’Apostolo, e poggia su una base contenente una reliquia della Maddalena. (Fig. 1).
Fig.1: Reliquiariodi S.Tommaso Ap.in Bari
Il braccio misura cm. 63, 67 cm. se misurato fino alla punta della lancia.
Una finestra centrale, rettangolare lascia vedere un osso incastonato. Sui lati lunghi che delimitano la finestra, sono scolpite le seguenti parole:
sul lato sinistro dal basso in alto
“ BRACHII SANCTI THOMAE APOSTOLI”,
sul lato destro in modo discendente
“ ECCLESIAE SANCTI NICOLAI BARENSIS”.(Fig.2)
Fig. 2 : Osso incastonato nel Reliquiario
La nostra attenzione di medico, già consulente nella Ricognizione, nel 1984, di altre Reliquie dell’Apostolo e conservate nella Basilica di San Tommaso Apostolo in Ortona (Chieti), viene concentrata sull’esame anatomico dell’osso contenuto nel Reliquiario ( Fig.3).
Al riguardo siamo in grado, secondo scienza e coscienza, di riferire quanto segue.
Trattasi di un osso lungo ( lunghezza prevalente sugli altri diametri), conservato in Bari dal 1102, che presenta l’estremità superiore, o epifisi prossimale, a forma di disco rotondeggiante, scavato in corrispondenza della faccia libera.
L’epifisi superiore è unita alla diafisi ( corpo dell’osso) da un tratto cilindrico più sottile cui segue inferiormente una sporgenza modicamente rilevata.
Dallo stesso lato di questa sporgenza la parte centrale dell’osso presenta un margine concavo.
Il corpo dell’osso aumenta di diametro a poco a poco nel discendere e la estremità inferiore, o epifisi distale, si presenta più grande di quella superiore, o prossimale, ed è parzialmente affondata nella base del braccio reliquiario.
Gli elementi osservati portano alla convinzione di trovarsi di fronte ad un osso dell’avambraccio, quindi il vocabolo “ Brachii” va inteso nel senso di “arto
superiore” composto da: omero, unico osso del braccio ma con caratteri molto diversi da quelli osservati, dalle due ossa dell’avambraccio ulna e radio (vediFig.4) e dalle ossa della mano.
I particolari osservati e descritti portano a concludere di essere davanti ad un ” osso radio” come rilevabile dal raffronto tra la reliquia in esame e la figura anatomica (fig. 5).
L’estremità superiore ha i caratteri della testa del radio, o capitello, seguito
dal collo e dalla tuberosità bicipitale del radio. La convessità della porzione media, cresta interossea del radio, diretta dallo stesso lato della tuberosità su descritta, il progressivo ingrandimento del diametro longitudinale verso il basso porta alla conclusione di aver riconosciuto un “osso radio” sinistro con la estremità inferiore( apofisi stiloide) affondata nella base del braccio reliquiario.
La misura rilevata, mantenendo la reliquia nel suo sito, è stata la lunghezza dell’osso dal capitello all’apofisi stiloide che è risultata essere di 23 cm.
La lunghezza del radio umano mediamente varia da 20 a 30 cm., a seconda dell’altezza del soggetto.
Esistono in antropometria delle formule e dei metodi che permettono di ricostruire la statura di un soggetto dalla lunghezza di alcune ossa. Utilizzando queste formule e questi metodi con l’osso radio è possibile ricostruire la statura del soggetto in vita. (Tab.1)
Tab.1 Ricostruzione della statura
Utilizzando i valori trovati sono state valutate la media e la deviazione standard (D.S.) degli stessi.
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Nella ricognizione scientifica delle Reliquie conservate ad Ortona i consulenti hanno valutato con segmenti scheletrici diversi, precisamente i femori, la statura del soggetto in vita pari a 160 cm. + 10.
Da quanto esposto si possono trarre le seguenti conclusioni:
1)Il valore dell’altezza del soggetto ricostruita con l’osso radio custodito nella Basilica di san Nicola di Bari (163,40 cm. + 2.006) non ha rilevato una diversità statisticamente significativa (p > 0.05) con il valore dell’altezza ricostruita con i femori delle reliquie conservate nella Basilica di San Tommaso Apostolo in Ortona (160 cm. + 10).
E’ possibile perciò che l’osso radio di Bari e le Reliquie di Ortona siano appartenute, in vita, allo stesso soggetto. a
2)La mancanza nelle Reliquie custodite in Orton dell’osso radio sinistro rende
la Reliquia portata a Bari nel 1102 compatibile e complementare con quelle
portate in Ortona da Chios nel 1258. (Figg.6 e7).
Fig 6: Scheletro ricostruito Fig. 7: Fig.6 con Reliquia di Bari
in Ortona ( senza osso radio sin.) virtualmente inserita